Secondo me la reale essenza di un uomo si definisce dalla sua capacità di voltare o meno le spalle a qualcosa.

Se vedete qualcuno soffrire e sapete di poter fare qualcosa per aiutarlo cosa fate? State lì a guardare, gli voltate le spalle o gli camminate incontro. 

Da settimane ho notato un cane randagio nelle campagne di casa mia. È spaventato, diffidente. È tutto ciò che siamo noi quando veniamo abbandonati. 

Ogni volta che le gambe me lo permettono vado da lui. Lo cerco. Quando lo trovo gli sto accanto con delicatezza, senza imporgli la mia presenza, ma offrendogli il mio aiuto per quando sarà pronto ad accoglierlo. Io non gli volto le spalle, sarò lì per quando sarà pronto a seguirmi. 

Vi dico questo perché la scorsa primavera sono stato abbandonato da una persona anch’io e Dio solo sa quanto ho sofferto. 

Però in questi mesi sulla mia strada ho incontrato altre persone che hanno notato la mia sofferenza, hanno valutato di potermi dare una mano e hanno avuto il coraggio di non voltare le spalle. Di non rimanere lì a vedermi soffrire, ma tendermi un tozzo di pane. Tendermi il loro aiuto. 

Avvicinarmi non è stato veloce, ma con le anime ferite ci vuole tempo. Loro hanno avuto pazienza, fermezza, voglia, coraggio di fare la differenza nella mia vita o quantomeno provarci.

Mi hanno avvicinato con la delicatezza con cui si avvicina un cane randagio e adesso… adesso ho diverse persone intorno a me pronte a mettersi in gioco per dare una mano, per fare il loro per migliorare la mia vita. 

E poter contare su qualcuno che vuole dare il proprio contributo per fare la differenza nella vita di un altro è una cosa bellissima. 

È non essere soli. 

È avere una “famiglia”.

È la stessa che voglio dare a lui, quando sarà pronto ad accoglierla.